Il Signor Qualcuno sapeva chi era. Sapeva dove abitava e il lavoro che svolgeva. Sapeva cosa fare nel fine settimana,aveva una fidanzata, in fondo, proprio per quello, sapeva come trascorrere le feste comandate, aveva una famiglia, in fondo, solo per quello. Ogni volta che incontrava persone che non conosceva si presentava: “sono Qualcuno” e tutti così sapevano che lui era il Signor Qualcuno.
Era settembre o forse aprile, sono così simili aprile e settembre che è facile confonderli, quando il Signor Qualcuno incontrò una signorina, il caso pensava lui, il caos pensava lei. “sono Qualcuno”-disse sorridendo- “Non ci credo”, rispose lei senza sorridere ma anzi con quel broncio posticcio di chi si sente irresistibile.
“Piacere” replicò il Signor Qualcuno. La signorina rimase silenziosa un momento di troppo, una pausa normale ma appena più lunga, perché era la prima volta che succedeva che il suo nome fosse capito subito, infatti la signorina era la Signorina Non Ci Credo.
La Signorina Non Ci Credo non sapeva chi era, dipendeva dalle giornate. Sapeva dove abitava ma avrebbe preferito vivere altrove. Il lavoro che svolgeva non lo aveva scelto né amato. Era una cosa da fare e la faceva. Bene, con metodo e con precisione. Non sapeva cosa farsene dei fine settimana allora li riempiva con lo studio. Per le feste comandate le veniva la nausea, il vomito, la dermatite. Quando era la bambina Non Ci Credo le veniva la febbre altissima e sua mamma, la Signora Quando Sarai Grande Farai Come Vorrai, le metteva del ghiaccio sulla fronte a casa di qualche parente, in genere dalla Signora Un Applauso Per Me, perché quelle erano le feste comandate e allora bisognava obbedire. Ogni volta che incontrava persone che non conosceva si presentava:”Non Ci Credo” e tutti la guardavano con diffidenza ma lei metteva su il broncio e il no sulla faccia e così si proteggeva.
La parola preferita del Signor Qualcuno era “stupiscimi”. La diceva sempre più spesso quando vedeva la Signorina Non Ci Credo e voleva vederla sempre più spesso, rubando il tempo dove poteva ma senza mai sentirsi un ladro. La parola preferita della Signorina Non Ci Credo era “e quindi?”. Che sono, si, due parole ma lei le pronunciava in un solo espiro. La Signorina pensava che la sintesi fosse da inserire tra le Virtù Cardinali. Il Signor Qualcuno iniziò a parlare in modo chiaro e diretto, mica subito, con calma, con il tempo che smise di rubare a quel che, in fondo, non voleva più. La Signorina Non Ci Credo appoggiò il broncio sul lavandino sotto lo specchio del bagno e si sentì comunque irresistibile perché lui non aveva resistito e così un po’ stupiti e un po’ instupiditi , mica subito, con calma, con il tempo, si presero.

Si presero la mano per attraversare la strada o in auto fermi al semaforo. Si presero una sera della settimana, poi due, poi tre, poi il fine settimana. Si presero un cassetto del comodino. Si presero un doppio spazzolino. Si presero del tempo, a un certo punto, ci voleva. Lo recuperarono, prendendosi tutti i baci in lacrime e tutte le lacrime tra i baci, si presero tra le lenzuola e ovunque si potesse e non si potesse. Si presero in giro. Si presero sul serio, poco. Si presero così com’erano e cambiarono. Si presero l’un l’altra come una medicina, un salvavita. Si presero e si raddoppiarono sfidando la matematica, 1+1 divenne 4, si presero e fu nuova vita, una vita Straordinaria prima, una vita Speciale dopo e si presero un seggiolone e un’auto familiare, si presero la varicella e le telefonate da scuola, un cane e poi un altro, si presero le lezioni di nuoto in inverno e l’umidità di Kuala Lumpur in Cit Turin. Si presero sottobraccio uscendo da qualche studio medico, tirando un sospiro, si presero cura di capelli lunghi e unghie dei piedi da tagliare, si presero spazio, con calma, con il tempo, uno accanto all’altra e quello spazio divenne l’universo .
Chi li vedeva non capiva. La Signorina Non Ci Credo era abituata a quegli sguardi, li aveva intercettati tutti, sapeva già cosa aspettarsi. Il Signor Qualcuno, invece, non pensava che gli altri dovessero capire.
La Signora Ti Spiego, non bella, non simpatica e per niente intelligente, raccontò alla Signora Non C’è Problema, che voleva sempre sentirsi indispensabile, delle cose false sulla Signorina Non Ci Credo e le raccontò anche al Signor Non Sono Stato Io, famoso per non avere mai un’idea sua, e tirarono su un pandemonio. Ma era un pandemonio tra tre demoni sgarrupati, che avrebbe fatto quasi ridere se non avesse colpito il Signor Qualcuno. Che, infatti, non rise. La Signorina Non Ci Credo stava, invece, aspettando. Lo sapeva da tempo, da quando una disse Ti Spiego e lei rispose Non Ci Credo, da quando quello disse Non Sono Stato Io e lei rispose Non Ci Credo, da quando l’altra le sputò in faccia un Non C’è Problema e lei urlò Non Ci Credo.
Ci sono cose che non possono funzionare insieme, alcune parole, certe persone, diverse storie.

I tre demoni disperati rimasti senza Qualcuno si rivolsero al Signor Nessuno.
Il Signor Nessuno non sapeva chi era, non completamente. Gli mancava un pezzo, indietro, della sua storia ed era un pezzo irrecuperabile .Il Signor Nessuno non aveva interesse particolare per la Signorina Non Ci Credo, si conoscevano appena, lui era brutto e lei pensava che la bruttezza andasse inserita tra i Vizi Capitali, lei non era ricca e lui pensava che la ricchezza fosse il solo fine perseguibile nella vita, ma lui capì subito come sfruttare il malcontento dei tre disgraziati e soprattutto intuì che lei era il solo modo di colpire il Signor Qualcuno. Il Signor Nessuno aveva trascorso la vita aspettando di poterlo fare. Perché lui era Nessuno, sempre. E l’altro era Qualcuno, per tutti.
Fu così che i quattro dissero e fecero cose stupide, una dopo l’altra, facendone una, una sola grave. Gravissima. Usarono la Bambina Straordinaria. Come si usa uno strumento di lavoro, come si usa una cosa e non una persona, mai una persona. Il Signor Qualcuno li allontanò come si allontanano le zecche dal pelo del cane, soffocandole con un batuffolo d’alcol, come si isola un tumore in una pianta, la galla, togliendo nutrimento all’escrescenza.

La Signorina Non Ci Credo fece la sola cosa che sapeva fare o che poteva fare e iniziò a raccontare, sempre, come un aedo cieco e giurò. Lei che non giurava mai, giurò. Come un soldato.  Soprattutto quando le arrivava l’eco disperata di qualche stortura, il vociare lontano di chi pensa che tutto sia stato dimenticato o che nulla sia mai accaduto, la distorsione di chi si sente la vittima delle sue stesse parole.

Con calma, con il tempo.

 

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