Note a piè di pagina

I morti sono solo vivi che smettono di essere vivi ufficialmente. Alcuni sono morti da tempo, anche se parlano o biascicano cazzate o intasano i cellulari con i loro messaggi vocali, anche se ancora cagano e mangiano, persino se ancora scopano. Altri sembrano vivi, forse lo sono. E parlano, biascicano cazzate e intasano i cellulari con i loro messaggi vocali, e ancora cagano e mangiano e perfino scopano. Ma questo è, i morti sono solo vivi che ufficialmente smettono di essere vivi. E nella morte si portano le stesse specifiche tecniche della vita. Quindi, se fate schifo in vita farete schifo nella morte.

Amen.

È uscito il mio romanzo. Sta piacendo, agli estranei. Degli altri non mi interessa, voglio sapere cosa ne pensa chi non mi conosce e chi non ha la pretesa di pensare di conoscermi. Le pretese mi stanno sfiancando. Due settimane prima dell’uscita del libro, L’Orrendo Butterato è venuto a farsi un giro sul mio profilo LinkedIn, l’unico social sul quale non era stato bloccato. Veniva a raccogliere informazioni, penso, per il suo dossier sulla mia malafede. Vorrei che fosse un personaggio di fantasia, purtroppo è vivente. Sì, insomma.

Intorno al romanzo sta nascendo una piccola rete fittissima, con nodi stretti che ti spezzi le unghie se provi a scioglierli. Io non ci provo. Anzi. Piccoli nodi stretti che lo supportano, io non me l’aspettavo e nemmeno lo immaginavo e non so, eppure è così, una piccola rete fittissima a sostegno di qualcosa che non c’era e adesso c’è, tipo un figlio ma più indipendente e più bisognoso allo stesso tempo che non è un ossimoro, giuro.

Io di fantasia ne ho molta e allora immagino che all’Orrendo Butterato capiti ogni male del mondo, di questo e di ogni altro mondo. Tanto è solo fantasia.

Nel recinto del bestiame c’era una carcassa. A Lui ho solo raccomandato di accertarsi che il recinto fosse chiuso bene, che il bestiame non avesse modo di uscire di nuovo e lordare quanto di mia proprietà, e che si mangiassero pure tra loro la carcassa, come fanno con i vivi che facciano con quelli che non lo sono più.

Io non sono mai in malafede. È che non ho paura dei morti. Ma nemmeno dei vivi. Ho paura di certe vite quando sfiorano la mia, ho paura dello schifo che lasciano.

Lo schifo mi sta sfiancando. È in continuo aggiornamento. Mi fa schifo chi ha votato per questo governo. Mi fa schifo chi mangia nel piatto dove sputa. Chi parla male della cognata gattara e poi ci va a pranzo tra i conati di vomito. Mi fa schifo chi saluta per educazione una ex moglie che ha tradito anche il giorno di Natale ma tanto non si sa. Mi fa schifo chi nasconde le sue origini e poi ha i denti storti in bocca e dice cortello. Mi fa schifo chi confonde un figlio per una malattia nell’utero. Mi fa schifo chi spia. Mi fa schifo chi legge i libri di Fabio Volo. Mi fa schifo chi ha votato per questo governo già l’ho detto è che mi fa davvero schifo. Mi fa schifo chi sputtana un parente che gli ha chiesto soldi solo perché l’ha fatto mentre era dal barbiere e ha disturbato. Mi fa schifo chi mi suggerisce di non dire cosa mi fa schifo. Mi fa schifo chi ha un amore segreto che tutti conoscono ma non va via di casa perché ha comprato un armadio e quello è un pezzo suo. Mi fa schifo chi conta i pezzi suoi. Mi fa più schifo chi conta i pezzi altrui.  Mi fa schifo chi va ai funerali solo perché il morto non è suo. Mi fa più schifo chi si intesta un morto.

Neanche i vivi sono vostri. Neanche i vivi quelli veri, quelli che non parlano, non biascicano cazzate e non intasano i cellulari con i loro messaggi vocali, quelli che cagano e mangiano e scopano ma solo per piacere mai per una qualche forma di profitto. I vivi veri, quelli che tanto muoiono anche loro perché morire è roba da vivi ma quando muoiono i vivi veri è più vera anche la morte e si portano comunque appresso le stesse specifiche tecniche della vita. Quindi io mi porterò lo schifo che mi sfianca anche nella morte.

Amen.

E allora che si sappia.

Che si dica.

Mi fanno schifo quelli che rubano. Mica solo i soldi,  ma le idee, le parole, le immagini, il talento. Mi fanno schifo quelli che nascondono la loro assenza di talento  e poi vengono smascherati dai denti storti in bocca   e dicono cortello. Mi fanno schifo quelli che gli danno retta e applaudono a qualcuno senza talento e negano che siano mai stati smascherati e negano persino i denti storti. Mi fa schifo chi tra mentire e tacere sceglie di mentire.  Mi fa schifo chi pensa che io non possa stancarmi e andare via senza più commentare solo perché non l’ho ancora mai fatto.

Intorno al romanzo è tutto un gran parlare, ciascuno ci ha visto quel che ha voluto, una persona sola sa tutto quello che contiene e non è Lui. Non vorrei nemmeno che fosse Lui. È Lei. Che del mio schifo sorride alleggerendomi. È Lei che del mio buio conosce anche l’odore. Se penso a una benedizione penso a questo e gli altri ci vedano quello che vogliono.

Io penso che, alla fine, è tutto uno specchio e che tanti non abbiano capito un cazzo di niente non del mio romanzo ma del loro specchio.

E comunque non abbiamo un recinto con il bestiame.

Era per dire.

Roba di fantasia.  

La fantasia mi sta sfiancando.