Fenomenologia dello sputtanamento

Lo sputtanamento è una componente della vita umana, un modo di manifestarsi del karma, un’arma del tempo. L’esistenza usa lo sputtanamento come strumento di riequilibrio delle forze e ridimensionamento dell’ego ipertrofico. Questo è lo sputtanamento, quello buono. Come il colesterolo, quello buono. Questo è lo sputtanamento che rivela al mondo o a parte di esso che no, non sei un genio. Che si, hai fatto una robaccia.

Lo sputtanamento ha una funzione sociale e una dimensione etica: colloca lo sputtanato sul gradino che merita, quello che si è davvero conquistato con la sua condotta, strappandogli il sorriso beffardo di chi pensa di avercela fatta. Lo sputtanamento rivela che non ce l’hai fatta. Ad agire di nascosto e scorrettamente. A mentire. A simulare. A fingere. A nascondere. Lo sputtanamento dichiara che no, non sei superiore a nessuno. Ti toglie il mantello di Superman e ti ricolloca più correttamente raso terra come Ciccio nella fattoria di Nonna Papera.

Lo sputtanamento si rende necessario quando dal cosmo arrivano segnali di superamento dei livelli di hubris per troppi giorni consecutivi, allora si rende indifferibile la soluzione drastica e con effetti nel lungo periodo. Perché, comunque, lo sputtanamento non è definitivo. Tende a un periodo medio lungo a seconda dell’evento dal quale scaturisce e al quale deve rimediare. Ma comunque c’è una riabilitazione che passa attraverso l’esercizio della dimenticanza. Si lascia dimenticare, ci si lascia dimenticare.

Lo sputtanamento richiede preparazione da parte dell’agente sputtanante. Un lavoro più o meno di lungo di attesa e appostamenti per colpire una volta e una volta sola. Lo sputtanamento non ha due colpi a disposizione, deve avvenire in un’unica soluzione, altrimenti si confonde con la vendetta che ha in sé qualcosa di volgare, poverina, mentre lo sputtanamento ha un fine volto alla cessazione di una condotta tracotante.

Lo sputtanamento è democratico, inclusivo, antirazziale, apolitico, aconfessionale. Lo sputtanamento non discrimina per età o genere, inclinazioni sessuali o stato di salute. Lo sputtanamento è progressista. È liberale. Interviene solo  in caso di tracimazione, quando lo sputtanando esce dal limite e non è più in grado di reggere, da solo, il peso delle sue architetture. Lo sputtanamento tende verso uno stato di equilibrio, è la mano invisibile nel mercato delle azioni deplorevoli.

Lo sputtanamento è un atto dovuto, quando si supera il limite consentito di malefatte e pochezza d’animo, lo sputtanamento ha un’operatività di ufficio. Agisce e basta. Non è ammessa l’invocazione delle attenuanti, nemmeno le generiche. Non c’è spazio per invocare l’infermità. Lo sputtanamento lo sa che è solo un tentativo di salvare la faccia. Perché si, lo sputtanando si rende conto che quello è. Un problema di faccia. Ecco perché l’unica moneta che lo sputtanamento riconosce per il pagamento del conto che presenta è la vergogna. Altrimenti detta scuorno. In napoletano si dice “mettersi scuorno”. Traducibile con provare vergogna. I napoletani te la fanno indossare la vergogna. Come le orecchie d’asino dietro la lavagna. Come un segno che ti resti appiccicato quel tanto che basta a farti togliere la faccia impudente. Strunz’.

Lo sputtanamento è personale. Non ha niente a che vedere con la famiglia, gli avi o gli eredi. Ecco perché l’agente sputtananate proverà tenerezza verso una madre che si scusa per il comportamento del figlio adulto. E non ne proverà alcuna verso chi tenta di far ricadere le responsabilità in capo ad altri. O verso chi si servirà di soggetti, strumentalizzandoli, spingendoli a comportamenti da sputtanare. Lo sputtanamento sa individuare le responsabilità precise di ciascuno di noi. Non colpisce alla cieca. Sa distinguere i principi del foro della serratura dalle cameriere della bettola di paese, l’uomo stanco che si spaccia per integerrimo invece di dichiararsi finito e finto. Lo sputtanamento non spara sulla croce rossa. Lo sputtanamento riguarda chi si dichiara innocente ma ha le mani sporche. Mica per forza di sangue. Mica lo sputtanamento interviene per fatti cruenti. Lo sputtanamento ha giurisdizione per i delitti dei balordi. I balordi siamo noi. Tutti noi. Quando pensiamo di aver agito senza lasciare tracce e invece abbiamo lasciato la scia con il nostro nome, abbiamo mandato un messaggio di troppo al nostro complice per paura e quello sparisce, puf, senza pensare che la fuga dell’indiziato è una prova. I balordi siamo noi, tutti noi. Quando guardiamo un profilo social all’insaputa del titolare di quelle foto e commentiamo e raccogliamo informazioni e poi così, dall’alto della nostra intelligenza, ops, ecco che lasciamo il segno del nostro passaggio clandestino. I balordi siamo noi. Tutti noi. Quando ci dicono “vai a vedere cosa scrive, vai a leggere” e andiamo, curiosi e leggiamo ma non capiamo perché tanto nessuno ci ha chiesto di capire, ma solo di leggere e di vedere se c’è spazio per lo sputtanamento e lasciamo traccia del nostro passaggio che volevamo segreto. Siamo noi, i balordi. Quando pensiamo che lo sputtanamento sia roba per tutti. Quando pensiamo che siamo noi quelli che possono sputtanare gli altri. Gli altri chi? Gli altri balordi.

Lo sputtanamento non è reciproco. Lo sputtanamento non ha, sempre, bisogno di chiamare per nome e cognome. Quella è l’esecuzione. Lo sputtanamento è diretto, si rivolge all’interessato, lo sputtanando. Senza necessità che nessun altro capisca, senza enfasi e attenendosi sempre all’evidenza dei fatti per come sono realmente accaduti. Altrimenti è calunnia. Lo sputtanamento è colto, usa le parafrasi, ha proprietà di linguaggio, non si serve di iperbole, predilige la litote. Lo sputtanamento sorride del balordo che cerca la parola litote su Google. Lo sputtanamento è ironico e universale. Ci riguarda tutti, tutti noi balordi.

Lo sputtanamento arriva. E non ci si può fare niente, davvero, possiamo solo farci trovare con le mani alzate.