Lui ha gli occhi verdi, se ci si avvicina per guardarli bene sembrano anche grigi, se ci si avvicina per guardarli meglio assomigliano a certi laghi che devono il colore cangiante agli alberi da cui sono circondati. Io ho gli occhi neri, se ci si avvicina per guardarli bene sembrano proprio neri, se ci si avvicina per guardarli meglio assomigliano a quei sacchi usati per portare via i cadaveri dalla scena del crimine, in genere dall’assassino e non dal medico legale. Io sono convinta che chi ha gli occhi chiari veda il mondo diversamente da chi ha gli occhi scuri, con più ottimismo. Immotivato.
Io, a volte, mi scuso con Lui per questa cosa che sto invecchiando:” mi dispiace-gli dico- che sono più vecchia e meno bella per te che sai di quando ero meno vecchia e più bella”. Lui non mi trova invecchiata e da vicino ci vede ancora bene, mette gli occhiali per vedere da lontano ecco perché io cerco di stargli il più vicino possibile così sa sempre come sono, davvero. Io, ogni tanto, parlo con la Dottoressa Elle del fatto che mi spiace invecchiare più per Lui che per me, in fondo, e che a volte penso a quella mia amica che è arrivata al quarto marito di seguito che mi sembra un modo per fermare il tempo senza trascorrerlo e non mi piace ma va detto che è anche una bella garanzia contro il dolore di aver vissuto la maggior parte della vita accanto a una sola persona che a un certo punto morirà, al quarto marito non fai nemmeno in tempo ad affezionarti, penso. Lui mi ascolta sempre quando gli parlo della Dottoressa Elle, in genere a letto, appena svegli.
Lui odia la pubblicità in televisione, cambia canale e si lamenta che ci sia la pubblicità contemporaneamente su tutti i canali e dice frasi come “ma davvero qualcuno compra un profumo perché vede questa roba, ma davvero qualcuno compra un’auto perché vede questa roba?” I canali che lo interessano di più sono quelli che io non guarderei mai, quelli delle emittenti locali, con le trasmissioni di musica e balli nelle balere, quelli nei quali Marisa di Brandizzo manda i saluti a tutti quelli che la conoscono, lo rilassano, gli danno un senso di leggerezza. Io li detesto, mi appesantiscono e mi dà fastidio l’accento piemontese,il modo di parlare sgrammaticato, allora faccio il verso al presentatore e ai mezzi disgraziati inquadrati e Lui mi dice di smetterla perché siamo in Piemonte ed è giusto che loro parlino così, ma poi ride insieme a me.
Io non ricordo mai i vini che beviamo, i nomi o le etichette, invece Lui sì, assaggia sempre al ristorante, tiene in bocca per un po’ poi fa un cenno di assenso e lascia che venga versato anche a me e intanto si accomoda meglio sulla sedia e poi mi dice, sempre, di lasciarlo riposare un attimo indicando il vino nel bicchiere. Lui ha un grande senso della musica e del ritmo, io ho un grande senso del testo, mi interessano le parole, solo le parole. Io ricordo tutti i libri che leggo, magari non l’autore ma la copertina sì e li abbino nella libreria secondo un criterio che conosco solo io. Io non sono assolutamente portata per il disegno, a scuola mi regolavo con due cavalli di battaglia che erano l’alba o il tramonto, a seconda del titolo dell’opera, al mare o in montagna a seconda che il sole sorgesse, o tramontasse, dall’orizzonte delineato con matita o pennarello, a seconda della tecnica, azzurro o tra due i vertici di due triangoli innevati o con scarsa vegetazione, a seconda di quanta voglia avevo di colorare di marrone o di lasciare bianco. Lui dipinge benissimo, soprattutto ad olio che è la tecnica che non finisce mai di poter essere lavorata e io penso che sia questo, in fondo, che lo attrae davvero.
Lui è la persona migliore al mondo con cui crescere dei figli sin da piccoli e se io non fossi tanto gelosa potrei noleggiarlo, ormai, perché è davvero bravo. Per prima cosa non patisce troppo l’assenza di sonno, ha il suo modo di recuperare con brevi sonnellini piombati invidiabili dall’esterno e quindi difficilmente accumula sonno arretrato. Poi, non ha schifo di niente: vomito da influenza o da acetone, cacca nelle diverse consistenze, pellicine delle unghie che fanno infezione, sbucciature e cadute che determinano fuoriuscite di sangue. Io fatico di più, trattengo il disgusto, lo maschero ma vorrei essere altrove. Il sangue mi ferisce e più in generale da quando sono madre vorrei avocare ogni malattia, indisposizione, disturbo così da sbrigarmela da sola. Lui non pensa troppo a come fare e cosa dire con i figli , dice che basta far vedere senza tante parole e, soprattutto, che ormai è fatta, ormai non gli insegnamo più cosa sì e cosa no, ormai lo sanno e quindi ormai scelgono, lo sanno già, quel lavoro l’abbiamo già fatto, mi dice. La Dottoressa Elle conferma, ha ragione Lui. Se non fossi tanto gelosa potrei mandare Lui in seduta, sarebbe un paziente migliore.
Io tengo a mente tutte le date, i compleanni e glieli ricordo solo se mi va di farlo, per esempio da quando qualcuno mi ha detto che senza di me Lui era molto meglio ho smesso di farlo per tutta una serie di persone e quindi Lui non fa più regali né auguri e forse sembra maleducato invece è solo meglio. Ad aprile saranno ventidue anni insieme ma ci siamo conosciuti nel settembre precedente, ci ha presentati uno che a guardarlo non gli dai due lire e che ha un cognome che suona come una rivolta e Lui ogni tanto mi dice “ma lo sai che dobbiamo dire grazie a un mezzo coglione” e io gli rispondo che lo so e però è stato davvero come una rivolta. A maggio Lui compirà cinquantatré anni, io ci penso spesso. Anche Lui ci pensa spesso. A volte ci pensiamo spesso insieme. Suo padre è morto a quell’età. Che vuol dire, ci diciamo quando ci pensiamo insieme. Ognuno ha la sua storia, ci rassicuriamo quando ci pensiamo insieme. Lui ha parlato con il suo osteopata che gli ha detto che quando ha superato l’età della morte del padre (49) ha ripreso a respirare correttamente. Io me lo immagino Lui che chiede in giro informazioni di questo tipo, come nostra figlia, la grande, che quando era molto piccola non chiedeva alle persone come si chiamassero o quanti anni avessero ma chiedeva sempre “come chiama tua mamma?”, collezionava nomi di madri altrui, ogni tanto si interessava ai padri “come chiama tuo papà?”, questo l’ha chiesto anche a sua sorella appena nata, per sicurezza. Lui me lo immagino così, un po’ spaurito che chiede in giro “quando è morto tuo papà?”. Io so che se fai un brutto sogno e lo racconti allora non si avvera, almeno così mi ha garantito mio padre quarant’anni fa, ecco perché io certe cose a cui penso le dico, anche se non sono sogni magari funziona allo stesso modo. Io quando penso ai suoi cinquantatré anni chiudo gli occhi e aggiorno la mia lista dei sacrificabili al suo posto, nel caso a qualcuno potesse servire. Sono tutti nomi di quelli a cui non fa più gli auguri.
Lui va sempre a fare la spesa, io raramente, così raramente che quando accade la mia banca mi manda un sms per avvisarmi che il mio bancomat è stato usato al supermercato. Per la frutta e la verdura Lui va al mercato, io odio il mercato, Lui si mette in coda e ascolta quel di cui parla la gente, io tengo la borsa stretta e sbuffo di fastidio in mezzo a tanta banalità. Lui è diventato molto bravo anche nell’acquisto dei detersivi non si discosta molto dalle mie indicazioni e quando lo fa io, ormai, non mi lamento più perché è solo un detersivo e anche le lamentele vanno selezionate. Lui non mangia le olive e nemmeno i cetrioli. Io adoro le olive e i cetrioli. Lui li compra lo stesso, io so che mi ama molto perché non devo chiedergli di comprarli. Io non ho mai zuccherato il caffè o il tè, Lui ha smesso di zuccherarli, Io ho iniziato a mangiare il riso, gli gnocchi e la fonduta da quando vivo con Lui, prima vomitavo solo nel vederli. Lui mangia i roccocò a Natale e la pastiera a Pasqua, sa che si dice arancina altrimenti è abominio. Io continuo a rifiutarmi di mangiare il minestrone a pezzi, solo passato. Lui non mangia più il minestrone a pezzi, solo passato.
Io amo la solitudine e il silenzio, me li sono conquistati come tante altre sensazioni e condizioni. Lui ultimamente non sopporta tanto le altre persone, vorrei che fosse merito mio ma no, è qualcosa a cui è arrivato in piena autonomia a furia di essere esposto al vociare molesto di clienti e fornitori. Io ho cambiato lavoro, Lui mi ha supportata nel farlo. Lui certe notti pensa al lavoro, io penso insieme a Lui, poi ci scambiamo i pensieri perché altrimenti sarebbe tutto molto noioso e soprattutto significherebbe che solo uno dei due pensa. Io mi accorgo quando Lui ha un pensiero non suo, di più in passato, ormai è sempre più originale. Si è ripulito di una serie di grossolanità che lo ricoprivano come la patina caseosa sui neonati, si è liberato di una serie di falsi ricordi e di qualche menzogna e io ho fatto lo stesso e così Lui non crede più di non essere portato per le piccole riparazioni casalinghe e io non credo più che se piangi per la morte di un animale domestico poi muore un parente. Comunque, devo dirlo, non è mai stato un deterrente per impedirmi di piangere la morte dei miei cani, anzi, ho sempre avuto la lista dei sacrificabili.
Lui alcune parole non imparerà mai ad usarle e io rido moltissimo di questo. Se mai dovessero rapirlo io per essere sicura che sia ancora vivo chiederei di fargli formulare una frase con il verbo confutare prima di pagare il riscatto. Io gli dico ogni giorno che è bellissimo, anche adesso che è un po’ magro. Lui mi dice che sono la migliore, mi stringe la mano nel letto, al buio e io mi sento migliore davvero, magari non la migliore ma migliore sì. Lui mi chiama in un modo che sappiamo solo io e le ragazze, non mi chiama mai per nome. Io a volte lo chiamo in un modo che sanno solo Lui e le ragazze e a volte lo chiamo per nome e a seconda di quante o pronuncio alla fine si capisce l’urgenza o meno che ho. Abbiamo un nostro esperanto come tutti gli innamorati, ma noi siamo più innamorati o comunque innamorati meglio di tutti gli altri.
La Dottoressa Elle mi ha detto che io e Lui siamo una coppia sana, una coppia che sa ripararsi, ha detto e nel pronunciarlo ha messo i palmi delle mani uno sopra l’altro senza farli aderire e ha mosso la mano destra in senso orario e la mano sinistra in senso antiorario come un ingranaggio, questo significa, per lei, che siamo una coppia che sa ripararsi. Osservavo le sue mani, la fede all’anulare, un braccialetto sottile al polso, le unghie senza smalto o gel o diavolerie che siamo rimaste io e lei al mondo a non fare la manicure e pensavo che quando dico riparare io, invece, mimo il gesto del cucire, unisco l’indice e il pollice della mano destra e ricamo in aria qualcosa, come se rammendassi, cosa che non so fare. L’amore è sutura. Sutura, non benda, sutura, non scudo. Sutura con cui il vento è cucito alla terra, come io a te sono cucita, diceva la poetessa. Ogni volta che ci siamo riparati- e in ventidue anni è successo spesso -è questo che abbiamo fatto, ci siamo rattoppati, cuciti, rammendati. Ecco perché siamo dei mostri, adesso, dei nuovi Frankenstein ricuciti malamente, ecco perché gli altri non ci riconoscono più, perché ci guardano e vedono solo le suture senza individuare i lineamenti, quelle suture che possono essere accarezzate solo da chi le ha praticate con cautela per riparare quel che si era rotto. Siamo una coppia sana, una coppia che sa ripararsi, ha detto e io ho unito il pollice all’indice come per scrivere qualcosa prima di dimenticarlo e mi sono ricordata che mi avvicino a Lui il più possibile e solo lì trovo riparo, osservandolo attraverso i suoi occhi verdi che io non ho paura di annegare e Lui si avvicina a me il più possibile e solo lì trova riparo, attraverso i miei occhi neri che proteggono da tutto, che Lui non ha paura dei cadaveri.
