Non ti scrivo perché ecco sarebbe banale farlo nel giorno del tuo compleanno. Non ti scrivo perché tanto ogni parola è una parola per te, anche quelle che non lo sarebbero poi lo diventano e quindi cosa altro potrei dirti ?

No, non ti scrivo perché ho la scrivania  in una situazione penosa e tutto posso permettermi tranne la distrazione di scovare altre parole per te. C’è questa scadenza maledetta da rispettare e, sai, non ce la farò, come non ce la faccio io che poi ce la faccio e mai mai che mi dico brava.

E non ti scrivo perché Pepe deve andare a tennis e siamo di corsa e Cri torna dalla gita alle 18.30 e devo farmi trovare sotto il pullman perché si aspetta che io l’aspetti e poi perchè  davvero la sto aspettando  per scoprire il pezzetto di lei dove è avvenuto il cambiamento in questi pochi giorni di lontananza in cui ha fatto ogni cosa da sé e si è staccata di un altro po’ da me, da te, da noi. Anche Pepe finisce alle 18.30, quindi non ti scrivo perché dovrò  essere in due posti contemporaneamente. Sai, non ce la farò, come non ce la faccio io che poi ce la faccio e mai mai che mi dico brava.

Poi, il cane deve fare la pipì, povero, la tiene da questa mattina, è qui bravo in ufficio ma adesso devo proprio fargliela fare, quindi  non posso scriverti nulla, porta pazienza.

Non posso scriverti, perché è scoppiato l’ennesimo temporale e lo sai che quando c’è il temporale a me sale l’ansia dell’abbandono e se scrivo ora scrivo triste e allora no, posso mica rovinarti il compleanno perché una volta, un giorno che però era sera o tardo pomeriggio, mi hai lasciata sotto un temporale?

Aggiungici pure che devo svuotare la macchina del caffè, buttare la plastica e lasciare una parvenza di ordine in ufficio, altrimenti lunedì  mi deprimo  e che abbiamo finito il detersivo della lavastoviglie, che i colloqui a scuola sono sospesi, che non ho ritirato le tue camicie in tintoria e sai, non ce la farò, come non ce la faccio io che poi ce la faccio e mai mai che mi dico brava.

Abbi pazienza, allora. Lo capisci da solo che non posso scriverti. Per aggiungere cosa, poi? È tutto così già detto e già sentito, è tutto così normale, io, te, le ragazze, la vita, i cani, le vacanze, il lavoro. Non c’è niente da aggiungere. Vorrei solo togliere, in realtà.

Vorrei togliere le persone, quelle nocive, quelle che parlano e non sanno niente. Di niente. E vorrei togliere i pensieri notturni, quelli dalle 3 alle 5 che francamente hanno rotto le palle. E vorrei togliere le scarpe e camminare a piedi scalzi anche senza un tramonto, anche senza il mare ma con te. E vorrei togliere i bisogni e restare senza, vorrei togliere il velo di stanchezza nel tuo sguardo da ragazzino cresciuto e dirti che puoi riposare.

Vorrei togliere giorni al conto finale, barare e non cederli tutti, metterli da parte per quel viaggio ancora da fare, per quel libro che dobbiamo leggere, per quelle parole che anche se non sono per te poi lo diventano,per te per me per noi, perché se resta qualcosa sia questo, solo questo. Solo noi.

Ma non te lo scriverò, non posso. Non ora.

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