È successo che Pepe sa fare le operazioni con i decimali da sola e mi ha chiesto di interrogarla di scienze sulle caratteristiche dei materiali che possono essere: duttili, fragili, elastici, permeabili o impermeabili.

È successo, poi, che Cristina ha tirato la pallina da golf accanto a quella del maestro che aveva tirato prima di lei e lui le ha detto, incredulo, “non farlo mai più”, lo ha detto ridendo ma si sa che Arlecchino si confessò burlando.

Tutto nello stesso giorno. Tutto in un lampo e non è retorico. Non è come dire oh quanto sono diventate grandi, sembra ieri che una cantava il coccodrillo come fa mentre l’altra imparava ad usare il vasino e io sapevo ancora dov’era la riva, ancora vedevo la banchina del porto ed eravamo appena salpati e ci salutavano dal pontile ciao ciao con i cappelli sventolanti, divertitevi .È più come guardarsi indietro prima da destra e poi da sinistra per vedere cosa è successo, da che parte suona la sirena, se devi accostare e lasciar passare oppure no. Ecco, è più come l’incredulità sospesa del maestro di Cristina che non ha capito cosa è successo. Cioè, ha visto, ma non può capirlo. Capito? Io ho capito che sono passati una serie di anni e abbiamo archiviato le pipette di Narhinel nel naso per togliere il catarro in piena notte con la febbre che sale e una volta mi sono sbagliata e a Pepe ho spruzzato l’enterogermina nelle narici e mi sembrava strano che scendesse così male e adesso saliamo in macchina veloci e ciascuno si allaccia la cintura e uscire da un parcheggio richiede 1 o 2 minuti perché non dobbiamo più caricare sul sedile posteriore la grande tendendo il passeggino della piccola fermo con un piede e con il sedere a vista in mezzo al marciapiede, poi passare alla piccola e chiudere il passeggino e aprire il bagagliaio e salire al posto di guida  e far scattare la chiusura centralizzata delle portiere  che una volta Cristina ha aperto la portiera mentre guidavo in tangenziale e a momenti muoio per un attacco di cuore. Io ho capito che non diamo più la caccia al bruco, che non importa il pezzettin del codin dove si è cacciato o se sei proprio tu. Ma non ho capito come è successo. Guardo indietro e non vedo la riva. Guardo avanti e non vedo terra.  È successo che sono in mezzo al mare. In mezzo alla vita. In mezzo al tempo. In mezzo alla pista da ballo e non vado a tempo. Ballo, male, in mezzo al mare.

Non ho capito quando è successo.

È successo che forse Pepe dovrà mettere delle viti nelle caviglie per raddrizzare i piedi e camminare dritta in un mondo che a me sembra sempre più storto e penso che forse c’ha ragione lei che mi chiede come funziona l’anestesia e io non so nemmeno dove abbia imparato la parola, ma lei è così, impara anche i decimali a mia insaputa e frega tutti così perché non ti aspetti quel suo arrivare all’obiettivo camminando storta in un mondo a rovescio che lei non ha capito.

È successo che nel mezzo del mare guardo in su che tanto tutto intorno è solo acqua più o meno torbida, guardo in su e non capisco il cielo cosa vuole che in certi giorni sembra debba cadermi addosso ma non cade mai e sento un peso sulle spalle come se reggessi tutto io ma se mi sposto non succede niente, guardo su e chiedo senza parlare e non ho risposte perché, in fondo, mi stanco di ascoltare.

È successo che Cristina non sa quanto è preziosa e si incupisce, non sa quanto può tirare lontano e si schernisce, incurva le spalle invece di allargarle fiera, bella, bella come il sole e questo si è retorico, bella come la libertà di pensiero, bella bella come una cicatrice segno distintivo, bella come il fulmine in mezzo a un campo quando tutti scappano per la paura. Ma lei non ha capito.

Sono in mezzo al mare, in mezzo al niente con il mio tutto stretto tra le braccia e  ci sono momenti in cui ho paura di non sapere dove arriveremo e soprattutto di non bastare. Di non avere il tempo di ormeggiare in un luogo sicuro e tirare un sospiro di sollievo, di farle scendere a terra, una con i piedi ben appoggiati su tutta la pianta, stabile a ogni passo e l’altra con la testa rivolta verso l’alto, verso la grandezza, la sua grandezza.

È successo che mi succedono queste sensazioni, poco meno di pensieri e poco più di intuizioni, è successo che sento e capisco, che è lo scatto più difficile perché a sapere e basta basta niente, basta leggere o studiare ma capire quella è un’altra faccenda. E allora è successo che ho capito.

Che non sarò mai fuori pericolo, che non basto e non basterò mai ed è questo il motivo per il quale insegno loro a farcela senza di me, lontano da me, nonostante me, ad allacciarsi la cintura, a studiare i materiali , a cambiarsi la biancheria intima, a lavarsi,  a sviluppare anticorpi contro il pensiero comune, contro l’opinione dominante, a parlare per non avere mal di gola, a scrivere usando il proprio cardiogramma come schema e misura, a usare le parole, tutte, anche quelle brutte, perché essere brutti non significa essere sbagliati, a non vergognarsi del proprio corpo né delle proprie idee.

Ho capito che non è vero che navigo a vista, non sempre, almeno.  Ho un buon bagaglio di esperienza, ho capito che si può sbagliare, si può confondere la boccetta dei fermenti lattici, si può perché si, perché è notte, perché si è stanchi, perché si può sbagliare. Ho capito che conosceranno cose che io ignoro perché avrò insegnato loro ad imparare. Ho capito che nemmeno allora sarò fuori pericolo ed allora va bene così, con le giornate serene e con la tempesta, con le spalle un po’ curve ma il miracolo nelle mani che scagliano la pallina oltre, oltre le aspettative e con la camminata sghemba ma leggera su questa terra così pesante, ciascuna anche un po’ con i fatti suoi che girano per la testa e qualche scivolone con culata incorporata. No, nemmeno loro saranno mai fuori pericolo, ma non è quello il mio compito.

È successo. Ho capito. Nel mezzo del mare, in mezzo a una vita senza grandi successi, è successo. Mi sono spostata e il cielo non è venuto giù. Ho allargato le braccia e allentato la presa e non sono scivolate via. Ho guardato indietro e non ho scorto cappelli svolazzanti e lacrime di chi attende un ritorno, guardo avanti e vedo la linea dell’orizzonte. Allora mi godo la traversata, sarà un successo.

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