Siamo quel che siamo, con dieci dita noi contiamo
Abbiamo occhi per parlare e bocche che san scrutare
Ogni centimetro del collo appiccicate come un francobollo e giù
Tra le pieghe della pancia ma è la tua mano la misura della mia guancia
Abbiamo corpi stanchi di giornate una sull’altra ammonticchiate
Come i panni sporchi di lavoro,noi siamo noi e gli altri io li ignoro
Siamo quel che sentiamo ed allora io sono il tuo petto ed ogni suo suono
Il tuo respiro che di notte nel silenzio è un bicchiere di assenzio
Per digerire i giorni quelli sbagliati e quelli strani, malcapitati
Siamo quel che amiamo ed allora io sono il tuo sorriso come un dono
Che mi chiedo come l’ho meritato,ci penso e no, che cavolo,l’ho guadagnato
Siamo quel che siamo, con dieci dita noi contiamo
Abbiamo mani per sentire i bisogni e orecchi per raccogliere i pensieri di cui ti vergogni
Come contenitori da cucina con il tappo colorato, so cosa ti ha addolorato
Siamo quello che vogliamo e allora io sono tutto quel frastuono
Che ti abita la testa e del Pelide Achille l’ira funesta
E sono la foga di spogliarsi e il desiderio poi solo di addormentarsi
E sono la regina sul trono tua devota sposa e una mamma che mai mai si riposa
Siamo quel che siamo e con dieci dita noi contiamo
Siamo ciò che raccontiamo e allora io sono il “c’era una volta” di questa vita che ti ho stravolta
E sono ogni nuovo capitolo, anche quelli senza un titolo
Che tu disegni tutte le figure e con le parole io scaccio le paure
La più brutta è quella di dimenticare tutto questo grande amare
La vita, le nostre figlie come mare dentro le conchiglie
Ogni nome, ogni voce e il tuo sguardo questo sarebbe atroce
Siamo quel che siamo, con dieci dita noi contiamo
Siamo ciò che stringiamo e allora io sono ogni ti amo
Anche quelli che non ti dirò più, disegnali per me puoi farlo solo tu.