Sotto la pioggia torinese di un maggio con il sapore di maggio di scuola che sta per finire e di vacanze che fanno l’occhiolino, di verifiche su verifiche e interrogazioni e gite e recite e di festa della mamma, oh, si maggio sa di festa della mamma, non come ai tempi della scuola materna quando la maestra Manu aveva istituito la giornata del “mamma gioca in classe con me” e ci si preparava per settimane intere per trascorrere quelle due ore insieme, seduta sulle sedioline al tavolino con le canzoncine e tanti gridolini, ecco non è più così ma maggio sa comunque di festa della mamma e a pensarci un po’ mi sa che passo a salutare la maestra Manu, quest’anno, appena prima dei festeggiamenti, prima che parta la canzone della gallina Cesarina che poi si scatena e non mi caga più…
Sotto la pioggia torinese dentro un’auto rossa con la musica ad alto volume a percorrere strade torinesi che nemmeno immaginavo esistessero per arrivare poi dove?! In palestra, sul tatami, sempre e solo sul tatami, su e giù per queste strade che attraversano Torino come vene varicose di questa bella signora di una certa età, che intravedi e respiri quanto è stata bella e ancora ti sorprendi di ritrovarla affascinante anche se affaticata, in alcuni punti forse un po’ sciatta, ma comunque una gran signora, che quante ne ha sopportate e viste, quante ancora ne vede eppure è sempre in piedi e ancora ci prova a restare abbottonata, a non sbilanciarsi, a volte ti fa incazzare con quel suo dire si per dire no come mi ha fatto notare una mia amica, che se non sei di qui, come me, non lo capisci perché deve fare così , perché non si espone e non dice chiaramente cosa pensa, ma poi tanto è così, Torino è così, che se piove non si scompone, che se piove si ripara sotto i portici.
Sotto la pioggia torinese, nella macchina rossa che attraversa la città con la musica ad alto volume con la voglia di arrivare sul tatami e tutto quello che significa: per lei l’amore, la passione, il futuro, la forza motrice, per me il piedistallo. Il podio. Mica quello delle gare. Chissenefrega delle gare, delle medaglie.
Io sono il piedistallo. Io sono il podio. Dove lei poggia i piedi, a volte pesanti di sconfitta e fatica e sporchi di pavimenti di palestre assurde, altre volte leggeri, freschi, salterini, felici di vittoria e appagamento. Io sono la base solida quando va male, io sono l’appoggio leggero quando tutto va bene, quando salta talmente in alto e calcia talmente forte che non le servo ma resto lì, ci sono, perché tanto lo so, che appena torna a terra si volta a cercarmi. Solo con lo sguardo. E basta così. Il mio sguardo, il suo sguardo. Appoggiati. Con tutti gli accenti che vuoi. Appoggiati tu a me. Appoggiati tra loro i nostri sguardi.
Per l’altra significa stare con me che è ancora il suo modo di amare la vita, amare me, amare se stessa come si amano le cose grandi, il mare, i vulcani, i viaggi verso le vacanze, le domeniche mattina. Per lei che mi ha detto “se potessi scegliere tra 100 mamme immortali e te mortale, io sceglierei te mortale, sempre”, mettendo in conto il dolore in questo amore così grande che come fai a dirlo o a misurarlo non puoi e allora stiamo vicine ora che per stare lontane avremo tempo, poi.
Sotto la pioggia torinese, in questa macchina rossa con la musica ad alto volume e la scelta di una canzone a testa c’è questo trio un po’ comico un po’ tragico, a volte melodrammatico, a volte ridanciano: “ferma la canzone che devo raccontare una cosa”-“non puoi parlare adesso che sto ascoltando io” ”ma porca miseria ‘sto semaforo dura niente” , un trio innamorato che viaggia per la città scambiandosi opinioni, facendo battute, creando e alimentando un linguaggio segreto e iniziatico, un trio canterino che poi sceglie sempre una canzone che piace a tutte e tre così si canta insieme.
Sotto la pioggia torinese c’è una macchina rossa con dentro un trio buffo che canta a squarciagola “una vita in vacanza”-Statosociale- e Pepe, lei, a un certo punto la canta così:
Una vita in vacanza
Una vecchia che balla
Niente uovo che avanza
Ma tutta la banda che suona e che canta
Per un mondo diverso
Libertà e tempo perso
E nessuno che rompe i coglioni
Nessuno che dice se sbagli sei fuori
E Cristina la corregge “ma cosa dici niente uovo che avanza, è niente nuovo che avanza”
E lei si arrabbia, perché Pepe se la correggi si arrabbia, regolare.
E io rido.
E Pepe si arrabbia, perché se ridi di lei si arrabbia, regolare.
E io le dico “dai, non fa niente, la canzone dice niente nuovo che avanza, è vero. Non ci sono uova.”E rido ancora . E lei si incazza proprio.
Poi ride anche Cristina.
Alla fine ride anche Pepe, regolare.
“però scusa, che senso ha dire niente nuovo che avanza? Ha più senso dire niente uovo che avanza,vero mamma?! E tu non ridere, scemaaaaa!”
Sotto la pioggia torinese in una macchina rossa si cerca il senso degli avanzi,si parla di un uovo, del nuovo, si canta, si ride. Fuori piove. Dentro no.
E nessuno che rompe i coglioniiiiiiiiiii